Calabretta: È il momento della responsabilità e della chiarezza
I compiti dell’ente di governo sono stabiliti dalla legge istitutiva, e tra questi sicuramente non c’è quello di predisporre lo Statuto del soggetto che andrà a gestire il servizio idrico integrato. Prima di prendere decisioni che impegnano la Regione, garbo istituzionale vorrebbe che tutti i soggetti coinvolti collaborassero e discutessero sul percorso da seguire nel rispetto delle leggi.
L’articolo 3 comma 3 della legge istitutiva dell’Aic prevede il “necessario coordinamento con l’amministrazione regionale” per giungere in tempi brevi al riordino del settore. Una legge del 2017, che dopo oltre 3 anni ancora non ha trovato attuazione per l’inerzia dei Comuni, non della Regione. Le fughe in avanti servono a poco. Se i Comuni vogliono fare da soli e senza un confronto istituzionale, ricordiamo che la Regione è proprietaria della grande adduzione, oggi affidata a Sorical fino al 2034, e quindi l’Autorità Idrica può decidere solo sui propri assetts, reti idriche, fognatura e depurazione, non certo su quelli della Regione.
I consulenti che lavorano per l’Aic hanno predisposto la documentazione per due opzioni nel caso in cui si volesse perseguire l’affidamento inhouse: pubblicizzare Sorical e costruire su di essa il servizio idrico integrato, oppure costruire una nuova società che, come stabilisce la legge 152/2006, deve acquisire tutti gli operatori che sono sul mercato compreso i piani di investimento non ancora ammortizzati. Questa seconda strada è molto rischiosa e servono, secondo quanto scrivono gli stessi consulenti dell’Aic, almeno 100 milioni di euro di capitale per poter avviare la nuova società.
La strada da seguire, invece, potrebbe essere un’altra. E’ difficile che oggi in Calabria ci siano competenze, al di fuori di quelle di Sorical, per poter gestire il servizio idrico, e la società è un’opportunità per giungere in tempi brevi ad una soluzione condivisa.
Qualcuno solleva il problema dei debiti di Sorical, è il caso di parlare anche dei crediti, non solo di quelli che vanta Sorical, ma anche di quelli in Bilancio della Regione. Su questo bisogna essere chiari fino in fondo e nessuno può sfuggire dalle responsabilità. Come è noto a tutti, compreso alla Corte dei Conti, il sistema di grande adduzione e quello della depurazione, che stanno a monte e a valle del sistema, sono entrati in crisi 10 anni fa perché i Comuni non hanno mai attuato la legge regionale di riforma del 1997 che individuava, attraverso i cinque ambiti ottimali, i cinque gestori per organizzare in modo efficiente il sistema della riscossione, che deve necessariamente coprire i costi di gestione. Ancora oggi la Regione vanta 280 milioni di euro di canoni idrici dei Comuni (erano originariamente 450 milioni) per il periodo 1981/2004, mentre Sorical ne vanta altri 160 milioni con i quali potrebbe coprire di debiti della società.
L’inerzia dei Comuni e all’epoca anche della Province, ha messo in crisi tutto il sistema sia della Sorical e sia di tutte le decine di società che gestiscono la depurazione.
In questi giorni si sta disquisendo sulle questioni giuridiche e non su quelle economiche e finanziarie. Ancora non si è capito un punto, se il servizio è dei Comuni, qualcuno deve dirci chi ci mette i soldi per finanziare la fase di avvio del nuovo soggetto. C’è un progetto industriale che definisce questi aspetti? Non vorrei che avviato il servizio idrico integrato, dopo pochi mesi ci trovassimo al punto di partenza e nel caos come è accaduto in altri settori.
Avv. Cataldo Calabretta
Commissario liquidatore della Sorical